venerdì 30 marzo 2012

Gesù disse: Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me anche se morrà vivrà.Giov. 11:25

Sicuramente in questo verso c'è tutta l'essenza della Parola di Dio.

Io sono il Signore: Gesù afferma con autorita di essere Dio "Gesù disse loro: In verità, in verità vi dico: Prima che Abramo fosse nato, IO SONO" (Giov 8:58); Egli è tutto il potere e l'autorità e bisogna riconoscere e obbedire alla Sua Parola

Io sono il Re: Egli controlla ogni cosa ed è Re e splendore della Sua Chiesa, i Santi eletti da Dio.

Io sono il Figlio di Dio: Egli è con il Padre, chi vede Cristo vede il Padre; Padre e Figlio sono distinti ma non sono separati. Sicuramente quello di ritenere Gesù Cristo la Parola di Dio, l'adempimento della volontà del Padre, è una delle cose più difficili da comprendere e che si discute da secoli.

Io sono il Salvatore: non esiste altro nome per essere salvati, Cristo Gesù è l'unico.

Io sono la Risurrezione: è la speranza di tutta l'umanità, senza risurrezione non vi può essere vita nuova. Nessuno è salito in cielo solo Cristo che ne è disceso ed è morto e risorto ed è salito in cielo alla destra del Padre. Tutti quelli che sono morti in Cristo aspettano nella loro tomba la chiamata alla resurrezione di Cristo.

Io sono la Via, la Verità e la Vita: Cristo è la vita eterna per tutti quelli che credono, Egli è anche l'unica Via ed è l'unica Verità in un mondo dove si fa di tutto per dimostrare che il falso è verità.

Gesù pronunciò queste parole, di viva speranza per l'umanità, nell'occasione della risurrezione del Suo amico Lazzaro. La scrittura ci dice che Lui ha atteso questo evento per mostrare al mondo la Sua potenza. Gesù in questa occasione pianse, fu toccato fortemente dal dolore delle donne. Fra tutti i miracoli che ha fatto questo forse è il più grande di tutti: ha mostrato all'uomo la Sua Onnipotenza.

L'uomo che vive e crede in Gesù Cristo ha questa speranza della risurrezione: "e chiunque vive e crede in me, non morirà mai". Gesù non affermò che alla morte fisica segue una vita eterna in cielo come alcuni intendono, ma che alla risurrezione finale il nuovo corpo sarà immortale. Infatti, Gesù stesso affermò "Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato", perciò la risurrezione di Lazzaro era una dimostrazione al mondo di ciò che Lui farà per riportare in vita l'umanità. Lazzaro, il Suo amico non visse in eterno.

Dio non ha mai abbandonato la Sua creatura, ma ha promesso che un giorno l'avrebbe tirata fuori dal sepolcro e allora avrà conosciuto il Creatore: "Perciò, profetizza e di' loro: "Così parla DIO, il Signore: Ecco, io aprirò le vostre tombe, vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d'Israele" (Ez 37:12).

Chi ha la speranza della risurrezione pone la sua fiducia in Gesù in Colui che dà la vita eterna e trova la vera pace, riposa nelle promesse che il Signore ha fatto a tutti noi.

Quanti ammettono di essere "cristiani" cioè di credere in Cristo? Moltissimi, però quanti credono veramente che Egli è venuto per dare vita a tutti? Egli è venuto per portare in vita ogni cosa, per salvare ciò che era perduto e, infine, giudicare.

Bisogna udire con il cuore, con la fede, con amore e speranza che la Sua morte è stata vera, non finta, che Egli è il primo veramente risorto dai morti per noi che non eravamo presenti; la Sua Parola: "Io sono" è la certezza di ogni verità.

È l'occasione per riflettere. La Pasqua è vicina e ci apprestiamo a commemorare il Suo sacrificio, unico e perfetto che Egli ricordò nella giusta sera da Lui stesso stabilita prima della fondazione dell'intero universo.
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mercoledì 28 marzo 2012

Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici.Giov. 15:13

La ricerca e la scienza sono diventate la speranza di questi ultimi tempi. Se domandassimo a qualche eminente scienziato uomo di fama mondiale a che punto è l'uomo oggi, ci direbbe che ha fatto passi da gigante: ha trovato l'elisir della giovinezza, ha allungato i suoi anni e l'allungherà ancora molto di più in futuro, ha nelle mani le chiavi dell'eternità ed è nelle condizioni di colonizzare tutto l'universo.

E Dio?

Dio Padre e Cristo Gesù non trovano posto nel mondo moderno, nell'immaginario collettivo la loro esistenza non è certa perché l'uomo attraverso la scienza non ha trovato abbastanza prove. I sacerdoti dello scientismo, allo stesso modo dei sacerdoti egiziani di fronte a Mosè ed Aronne, tentano di imitare l'azione di Dio sfidandolo con i loro "incantesimi" della tecnologia. Sono ingannati e ingannano il mondo mediante le loro opere; infatti, con la tecnologia moderna sono stati ripetuti alcuni grandi miracoli di Gesù: dare la vista ai ciechi, sostituire parti vitali del corpo come il cuore, ecc. insomma l'uomo ha superato Dio ... quasi.

E le chiese cristiane come reagiscono?

Le chiese non sono di meno, non sanno contrastare lo scientismo perché sono deboli non agiscono con la potenza di Dio e hanno dimenticato il buon nome per la Salvezza, Cristo Gesù; si sono creati sedie e piedistalli di vario tipo, per essere ben alti e irraggiungibili per annunciare al popolo il loro vangelo, definendosi profeti pieni di nuove rivelazioni, esse si sono appropriati del titolo di Dio e con lo scopo di usurpare il trono di Dio. Di loro disse Paolo "hanno la forma della pietà ma avendone rinnegato la potenza". Sono diventati amici del mondo.

L'amicizia del mondo e l'amore per le cose del mondo ci allontanano da Dio.

L'uomo può fare segni potenti da farlo sembrare un dio ma non può vivere quanto vuole, non può dare la sua vita e riprenderla, è corruttibile, non può versare il suo sangue per lavare i suoi peccati o quelli dei suoi amici. Nemmeno i santi in Cristo possono riscattare un loro fratello.

Invece, queste opere potenti le ha fatte il nostro Creatore per mezzo dell'amore di Cristo Gesù per cui l'uomo ottiene la Sua grazia, gratuitamente senza alcuna cosa in cambio. Eravamo nemici di Dio ma con il Suo sacrificio siamo stati riconciliati con il Padre e Lui ci chiama amici secondo le promesse fatte ad Abramo.

Abramo e la sua discendenza Israele erano e sono considerati amici di Dio "Ma tu, Israele mio servo, tu Giacobbe, che ho scelto, discendente di Abramo mio amico" (Is 41:8) e in Giac 2:23 "E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio".

Immaginiamo questa stupenda relazione: l'uomo un essere fisico, limitato e mortale è considerato dall'onnipotente, immortale, onnisciente, supremo Dio come Suo caro amico. Non è incredibile? Ma questa è la Verità. Dio per il Suo grande amore non ha mandato un rappresentate né un angelo per riscattare gli uomini e mantenere la sua promessa eterna che non muta mai, ma è venuto Lui stesso dando la sua vita dimostrando il Suo amore eterno per tutte le sue creature. L'uomo imperfetto, creato dalla polvere della terra, è visto dal Dio Creatore perfetto, nato dallo Spirito eterno, come uno con cui avere una calda duratura e speciale amicizia.

Gesù ha detto "voi siete miei amici, se farete le cose che vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Giov 15:14-15)

Cristo é cosi perfetto nel Suo amore che l'uomo, limitato com'è, lo può imitare solo in una piccolissima parte. Gesù è il perfetto amico, ha dato la Sua vita per amore delle Sue creature svestendosi della Sua gloria e abbassandosi alla stessa misura dell'uomo, pieno di giustizia per rendere giusto l'uomo.

Il nostro amore deve essere questo: ubbidire alla Verità, essere di accordo con tutti, compassionevole, misericordioso, pieno di amore fraterno e che crede nel nome di Cristo Gesù.

Dio ci ha dato per mezzo di Cristo la Sua amicizia e noi dobbiamo ricambiare questa amicizia confidando il Lui. Dobbiamo essere imitatori di Abramo e, camminando con Dio, allora anche noi saremo chiamati amici di Dio.

Fratelli ricordiamoci a vicenda che Cristo è morto per noi per amore, mentre eravamo nel peccato.

martedì 27 marzo 2012

Ma quanto a me, non avvenga mai che mi vanti all'infuori della croce del Signor nostro Gesù Cristo.Gal. 6:14

L'uomo carnale ha di che vantarsi, della sua posizione nella società, dei beni e ricchezze, e dalla sua intelligenza; ha un cuore superbo e altero, si crede un dio, capace di ogni cosa, solo la morte è il suo freno.

Molti conoscono Dio solo da un punto di vista umano, e si comportano con un certo timore e fanno del bene.

Il nostro Maestro ci ha detto chiaramente chi sono i suoi discepoli. Non quelli che vanno regolarmente ai culti (non che sia sbagliato, anzi), non quelli che studiano la Bibbia (anche questo è bene), non quelli che dicono di essere di Cristo, non gli ammiratori entusiasti di Cristo (anche questo non è un male), ma veri discepoli sono solo quelli che seguono Cristo ogni giorno portando la loro croce.

"Diceva poi a tutti: Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua" (Luca 9:23).

Cos'è la croce da portare? Una malattia, la povertà, la persecuzione? La chiave sta nelle parole "rinunzi a se stesso".

La croce oggi nel mondo è diventata a volte un monile, un gioiello, a volte un adesivo su una macchina, ma per quel tempo la croce era simbolo di morte e di morte ignobile.

Spesso si fanno discussioni se Cristo sia morto su una croce o su un palo; per alcuni è diventata una moda appenderla al collo o alle orecchie come un oggetto di valore mentre per altri è segno di appartenenza da esporre nelle loro case, nei luoghi di lavoro, ecc.

Paolo in questo verso (Gal. 6:14) non si riferisce allo strumento di morte dove fu inchiodato fisicamente Gesù, ma si riferisce al tipo di morte violenta di Gesù il Cristo. La croce era una maledizione, uno strumento di maledizione, infatti Gesù divenne maledizione per noi essendo appeso alla croce (Gal 3:13).

Per Paolo la verità è che Cristo ha portato sul Suo corpo tutti i nostri peccati. Egli ha patito per noi il dolore, le fatiche, le nostre afflizioni. Egli veramente era uomo; essendo Dio si è abbassato alla nostra statura perchè ha voluto sacrificarsi per pagare il prezzo del riscatto per tutti noi.

Cristo prese quel simbolo di morte e lo fece diventare il simbolo della vittoria della vita sulla morte: "ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce" ( Col 2:15).

La croce implicò che Cristo rinunziasse a sè stesso, rinunziare a sè stessi vuol dire rinunciare a mettere il nostro io al centro della nostra vita e accettare di mettere Dio al centro della nostra vita. Vuol dire rinunciare ad una vita vissuta come la vive il mondo, senza conoscenza di Dio e accettando di vivere seguendo Dio e Cristo, amando il prossimo, andando contro la corrente di questo mondo, mettendo il bene degli altri prima di noi stessi. Ma vivere così ci espone alla sofferenza, cioè alla croce. Non è facile mettere a morte il proprio sé, ma solo così possiamo seguire l'esempio di umiltà di Gesù.

Gesù annullò il proprio sé fino al punto di morire per noi. Preferì rinunziare alla gloria del cielo per vestire panni umani e soffrire nell'esperienza umana per amore verso di noi, per darci un'avvenire e una speranza.

"... il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, (il proprio io) ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce" (Filip 2:6-8).

L'uomo spirituale, che è nato da Dio, non ha nulla di che vantarsi di questo mondo, egli ha riconosciuto per mezzo di Cristo che era un uomo morto ed è rinato a vita nuova per volontà di Dio e non sua, ha una nuova mente; mosso dallo spirito che abita in lui, ama, spera e agisce non sotto il dominio delle passioni del mondo; non ha più fiducia in sè stesso, sapendo che la carne è per un tempo e ogni cosa dipende da Dio; ha il solo proposito di comprendere la piena volontà di Cristo, offrendo il vero culto di adorazione per mezzo dello spirito di Dio, in piena fiducia che Dio è potente da salvare non secondo la giustizia personale, derivante dalla carne ma secondo la fede che viene da Cristo.

"Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo". Il vanto della croce avviene quando siamo sulla croce così che possiamo dire il mondo è morto per me, ed io sono morto per il mondo. "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Galati 2:20).
Quando Cristo è morto, noi siamo morti. Il significato glorioso della morte di Cristo è che quando Lui è morto, tutto ciò che gli appartiene è morto con Lui. La Sua morte per noi, diventa la nostra morte quando siamo uniti a Cristo dalla fede.

Noi siamo vivi nella carne come nuove crature quando il nostro vecchio "io" ribelle e miscredente è morto sulla croce con Gesù ed è il nuovo "io" di fede che vive. Siamo una nuova creazione vivente per mezzo di Cristo.

Dio ci lega a Suo Figlio tramite la fede e, quando lo fa, c'è un'unione col Gesù in modo che la Sua morte diventi la nostra morte e la Sua vita diventi la nostra vita.

Cristo si è sacrificato per i nostri peccati e ci ha tirati fuori da questo mondo malvagio, spiritualmente siamo nel regno di Dio e abbiamo eliminato l'attaccamento a questa vita, non siamo più schiavi e non serviamo più al peccato.

Ogni cosa è fatta in Cristo, il nostro Dio ci costringe nel Suo amore in spirito a non vergognarci del Vangelo di Salvezza.

Siamo vincitori non per nostra volontà, ma per la fede di confessione che facciamo nel proclamare che Cristo Gesù è il Figlio di Dio Padre per la salvezza di tutti. Amen.

giovedì 22 marzo 2012

Oh, che le mie vie siano ferme nell'osservanza dei tuoi statuti.Salmo 119:5

Ogni governo umano si basa su proprie regole sulla quale si regge e che costituiscono il fondamento stesso della società; il rispetto di tali regole sono il segno di appartenenza a quel dato governo.

Anche il Regno di Dio ha come fondamento le leggi di Dio; pertanto, coloro i quali appartengono a Lui vivono nel rispetto di quelle leggi. Della Sua legge la Parola di Dio dice: "La legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono" (Rom 7:12).

Senza le giuste regole, nessuno può camminare nella giusta via. Senza conoscenza della legge l'uomo brancola nel buio e si affida a se stesso che è vanità e non comprende, invece, che la legge conduce a Gesù Cristo che è l'adempimento della legge.

Davide aveva riconosciuto quanto è di vitale importanza la legge del Signore: "la Tua legge è una lampada al mio piede". Dio è luce.

L'uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio, perciò nella coscienza ha i principi della Sua legge: "Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori" (Rom 2:14-15).

Riconosciamo che il vero ravvedimento consiste nel prendere in seria considerazione la Sua legge e che non siamo in grado di osservarla perchè solo con l'aiuto di Gesù possiamo adempiere quanto prescrive. "Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge" (Rom 3:31).

Dato che nessun uomo può mai osservare pefettamente le leggi dell'Eterno, è l'Eterno che interviene nell'uomo che gli è gradito, rivelandosi in lui, cambiando il suo cuore su cui scrive la Sua legge.

Egli ci rende compiuti di ogni bene e fa in modo che facciamo la Sua volontà. Gesù Cristo che abita in noi ci trasforma ad immagine di Dio Padre, la Sua opera è ferfetta e la porterà a compimento, perchè Egli è la giustizia.

Infatti, essendo opera Sua siamo trasformati di giorno in giorno per portare frutti di giustizia, nella costanza, non conformandoci a questo mondo, ma rinnovando di continuo la nostra mente e consacrando il nostro tempo non più alle passioni carnali ma alla volontà di Cristo.

Infatti è Dio che produce in noi la volontà di agire e il desiderio di obbedire ai Suoi comandamenti e chi fa la volontà di Dio vivrà in eterno.

Apriamo il nostro cuore e ascoltiamo la sua voce. Dopo aver ricevuto la grazia e la fede in Lui, possiamo chiedere che ci sia data la forza di osservare i suoi comandamenti e fare la sua volontà.

Cerchiamo di fare qualsiasi cosa per amore del nostro Signore Cristo Gesù, ringraziando sempre Dio Padre nel Suo nome.
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sabato 17 marzo 2012

Giustificati dunque per fede abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.Rom. 5:1

Dio è amore, Dio è giusto e la sua giustizia esige che chi ha peccato paghi per l'errore. Ognuono di noi sa che bisogna osservare la Legge di Dio altrimenti si cade nel peccato. Ma tale osservanza, per chi è guidato dalla Spirito di Dio, diventa un atto d'amore verso il Signore; le Sue leggi sono scritte nel proprio cuore. Tuttavia c'è chi osserva le leggi per essere approvato da Dio. Perciò Paolo mette in guardia tutti noi da questo atteggiamento:

"sappiamo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato" (Gal 2:16).

Nessuno può trovare giustificazione davanti a Dio in base all'osservanza della legge perché nessun uomo è tanto perfetto da osservarla pienamente; infatti, chi esamina la legge esamina se stesso e si trova trasgressore.

L'orgoglio della nostra natura carnale ci fa credere che noi siamo giusti con le nostre opere e perciò giustificabili, ma è vanagloria; infatti la Scrittura afferma che non esiste nessun uomo giusto e nessun uomo puro dinanzi agli occhi di Dio.

Ora se Dio dovrebbe tenere conto delle nostre trasgressioni della legge nessuno potrebbe resistere, nemmeno i suoi Santi.

Dio ha maledetto l'uomo per averGli disobbedito e solo Lui poteva liberarlo dalla maledizione, ecco perché Gesù stesso, che partecipò alla creazione dell'uomo, si immolò sulla croce per riscattarci dalla maledizione e renderci la libertà di entrare nel Suo Regno.

Il vero credente che ha risposto alla chiamata di Dio Padre e ha posto la fede in Cristo è, quindi, dichiarato giusto davanti a Dio, egli è esente da ogni colpa. Egli è stato riscattato e giustificato dall'opera di Salvezza per mezzo del Sacrificio di Cristo e la Sua opera per il peccatore, è senza pentimento.

Il vero credente non persevera nel male e nemmno vi può perseverare perché Dio è potente da cambiare ogni persona e lo spirito che è in lui non può negare Gesù Cristo e nemmeno perdere la fede e, quindi, la giustificazione. La giustificazione è per sempre, nessun credente nato di nuovo può perdere la giustificazione che ha ricevuto gratuitamente.

Dio è giusto e il sacrificio di Cristo dimostra che la Sua giustizia è per la vita e non per la condanna e chi crede è nella giustizia.

La fede è un dono gratuito di Dio e chi riceve questa fede si riconosce peccatore e ripone questa fede nel sacrificio unico e perfetto di Gesù Cristo e il Suo sangue ci purifica e ci libera dal peccato e ci rende giusti.

Questa giustizia ci pone in una nuova posizione davanti agli occhi di Dio, è come se non avessimo mai peccato. Il problema più grande è che l'uomo non ha fede in questa giustificazione gratuita, e fa di tutto per rendersi giusto davanti a Dio.

La Parola di Dio si rivolge a questi uomini in questi termini: "Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia" (Gal 5:4).

Ma chi ha fede è giustificato per la sua salvezza e ottiene la pace per mezzo di Cristo Gesù e la protezione di Dio: "Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira" (Rom 5:9).

Al di là di ogni legge, ogni credente è giustificato dalla fede nell'unico nome che è stato dato da Dio Padre, Cristo Gesù.

Attenzione a non correre dietro a chi non è stato affrancato, liberato e salvato da Cristo cioè a coloro che ricercano la giustificazione per le opere della legge (che anche loro non possono osservare), ma se avete ricevuto la fede in Gesù state fermi in quello che avete ricevuto e la giustificazione non ve la toglie nessuno.

Gesù è l'adempimento e il fine della legge perciò fissiamo lo sguardo fisso solo su di Lui e la pace del Signore dimorerà nei nostri cuori. Shalom.


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sabato 10 marzo 2012

Bisogna ubbidire a Dio anzichè agli uomini.Atti 5:29

Questo capitolo degli Atti degli Apostoli ci fa vedere come già dal principio della nascita della Chiesa di Dio c'è stato il tentativo da parte del mondo, rappresentato allora dai potenti dell'epoca i sadducei, di impedire la proclamazione del Vangelo di Gesù. E per questo motivo la chiesa subì persecuzioni di ogni tipo.

Il messaggio degli apostoli era questo "Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà" (Rom 12:2). Purtroppo non sempre è stato accolto questo invito da parte del Signore, così la chiesa ha amato ciò che è del mondo dimenticando che "Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui" (1Giov 2:15) e "Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio" (Giac 4:4).

Quello che il mondo offre, tutti i suoi piaceri, i desideri, gli affanni, le preoccupazioni, le violenze, le ingiustizie, le guerre effetto delle opere della carne, è contro tutto ciò che conduce al Signore Gesù Cristo.

Alcuni non vogliono vedere come anche oggi risuona quell'invito dei sadducei:"ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù"; il messaggio di Gesù viene bandito dalle scuole, dall'informazione tutta perché non è "trendy"; in effetti la tendenza è di offuscare o consentire un messaggio annacquato del vangelo come meglio piace al mondo.

Perciò ogni cristiano è chiamato a non conformarsi con questo mondo perverso ed a mostrare fermezza nel proclamare il vero e semplice messaggio del Vangelo del Regno che parla di conversione, di giustizia, di pace e di amore in Cristo Gesù. Senza compromessi e nel nome di Gesù.

Paolo, apostolo dei "gentili" per volontà di Cristo, si trovò ad Atene e scorse una scultura, fra le tante dedicate ai loro dèi, dedicata al Dio ignoto. Egli né approfittò per rivelare l'identità di questo Dio sconosciuto e, quindi, predicò senza paura il vero Dio vivente, creatore di ogni cosa, sceso sulla terra per rivelarsi agli uomini.

PAOLO INVITA TUTTI I CREDENTI AD ESSERE SUOI IMITATORI: IN QUESTO NOSTRO MONDO PIENO DI DÈI NOI DOBBIAMO PREDICARE IL VERO DIO VIVENTE GESÙ CRISTO.

Questa predicazione della salvezza continua tuttora per testimoniare al mondo che il vero Dio è vivo ed esiste. Questa è la volontà del Signore che la buona notizia del Suo Regno sia predicata per tutto il mondo, senza se e senza ma.

Comprendiamo che dobbiamo ubbidire solo a Dio? Non è nell'osservanza della lettera della Sua legge o nei riti religiosi o nell'esteriorità del culto che esprimiamo l'ubbidienza, ma nell'amore verso Dio nostro creatore e il nostro prossimo perciò "colui dunque che sa fare il bene, e non lo fa, commette peccato" (Giac 4:17).

Bisogna, quindi, ubbidire al Suo Evangelo ed essere fermi nella fede. Non bisogna vergognarsi di credere in Gesù o rinnegare la propria fede per paura dello scherno, delle prove e delle sofferenze che potrebbero nascere; se siamo in Lui, il coraggio e la fedeltà, Dio non c'è li toglie.

La predicazione della Parola di Dio non è un vanto, non serve per arricchirsi o per fondare denominazioni, essa è la testimonianza gratuita e l'annuncio della Salvezza per mezzo di Cristo, essa deve portare unità spirituale fra i fratelli.

La venuta del Regno di Dio è prossimo, ma pochi ne parlano e chi ne parla non usa abbastanza coraggio, forse per paura di andare contro tendenza e perdere credibilità nel mondo o di procurare divisioni nelle chiese.

Il messaggio del vero Dio e della Sua salvezza, a maggior ragione che vediamo avvicinarsi quel giorno, deve essere annunciato con forza e con ogni mezzo, nella Verità, perché Dio ci chiederà conto se abbiamo trafficato la Sua Parola con un cuore sincero e con amore, non per comando ma per la Sua potenza che abita in noi.

Controlliamo sempre la Scrittura, non spegniamo lo spirito di Dio.
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martedì 6 marzo 2012

Essi dicono: pace, pace, mentre pace non c'è. Geremia 6:14

Shalom.

Chi non desidera vivere in pace? Tutti sognano di vivere in pace e in sicurezza.

Secondo l'uomo la pace è l'assenza di conflitti, ma questa non è la vera pace. Infatti Gesù riferendosi alla pace umana dice "non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada" (Mt 10:34). La Parola di Dio afferma che l'uomo non conosce la via della pace (Rom 3:10-17), perciò, nell'assurdità del suo pensiero, l'uomo arriva addirittura a fare la guerra per la pace.

Nel cuore dell'uomo non risiede la vera pace, ma l'illusione della pace; è in atto una guerra psicologica in cui si susseguono continuamente notizie false e confuse, insidie mortali che giustificano azioni di guerra per ottenere la pace; questa è la vera babilonia, parla la stessa lingua ed ha uno stesso sentimento e obiettivo: pace e sicurezza. Ma è tutto falso e nessuno sa spiegare il perchè tutti si trovano sotto un giogo che nasconde la verità, dove non c'è nulla di sano, nulla di positivo.

Questa vita si presenta ogni giorno piena di insidie.

L'uomo brancola nel buio, la giustizia è oscurata, la corruzione ha raggiunto livelli allarmanti, nessuno che rispetti le minime regole sociali, la ragione manca, si commettono i più efferati delitti e quello che è peggio che sta diventando un'abitudine, tutto sembra incontrollabile.

Chi dovrebbe nutrire il popolo lo depreda di quella poca speranza che ha dentro senza pietà, senza via, lasciandolo senza visione; parlano sempre di pace, mentre la pace non c'è.

La vita sia a grande scala che nella piccola è influenzata dal carattere dell'uomo: egoista, violento, ipocrita, perverso. Riconoscendo in noi queste caratteristiche, comprendiamo dove nascono i conflitti, le diffidenze, i contrasti con l'altro, ecc. e conosciamo la fonte del nostro stato di insicurezza.

Con discorsi e giochi di parole si raccontano le versioni più idonee per accontentare il popolo per farlo sentire al sicuro, ogni tattica promette benessere e pace.

La pace non è assenza di guerra, non è unità di popoli, non è nemmeno unità religiosa.

La pace deve risiedere nel cuore di ogni essere umano, essa va espressa nella giustizia, che non significa sopprimere il prossimo per stare in pace, essa è rispettare l'essere umano nella sua totalità e diversità, avere pace significa amare il prossimo.

Questa pace richiede un principio di base conoscere l'autore della vera Pace, Dio, ed applicare le Sue giuste vie; solo l'incorruttibilità e la Sua giustizia può portare pace fra le persone e i popoli.

Anche la chiesa di Dio è influenzata dall'ipocrisia, dai contrasti tra i vari credenti. Questo è dimostrato nelle divisioni delle chiese, non divisioni fisiche ma spirituali; infatti, si prodigano per il Signore eppure un cristiano non riesce a camminare con un altro cristiano, dicono di parlare la stessa lingua ma sono divisi sulle loro interpretazioni personali della Parola di Dio; non c'è comprensione, non hanno il dono della pace di Dio. E qualche volta si fanno la guerra nel nome di Dio.

Solo la pace di Cristo in noi può governare un cuore ribelle e renderlo sincero, solo con lo spirito di Cristo si può parlare di vera pace.

LA VERA PACE È UN DONO DI DIO CHE DÁ A COLORO CHE LO AMANO.

La possiamo trovare in Colui che è il Principe della pace: Gesù Cristo. Egli è pronto a dare a tutti la Sua pace: "Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà" (Giov 14:27 )

Gesù, che è la Verità, dà la vera pace a chi gliela chiede. "Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mat 5:9) .

La Pace è conoscere il vero Dio, è avere fede e speranza nelle opere che il Signore fa per noi, è parlare liberamente di Dio che vuole dare l'eternità e la Sua pace a tutti gli uomini; la pace soppravviene solo con la giustizia di Dio.

Or il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.
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sabato 3 marzo 2012

Signore correggimi, ma con giusta misura.Geremia 10:24

Dio è amore, il suo amore non ha limiti. Ma è anche un Dio di giustizia e non verrà mai meno alla Sua Legge: il peccato deve essere giudicato. Infatti, "Dio perdona l'iniquità e il peccato, ma non lascia impunito il colpevole" (Num 14:18) e come dice la Lettera agli Ebrei 10:31 "è terribile cadere nelle mani del Dio vivente" e "Il giudizio inizia dalla casa di Dio" (1Pt 4:17) ossia dalla Sua Chiesa.

Ognuno di noi è peccatore ed è responsabile della propria condotta per cui è già giudicato: "l'anima che pecca sarà quella che morrà" (Ez 18:4) "perché il salario del peccato è la morte" (Rom 6:23).

Nelle religioni tutti adorano un Dio, ma non tutti conoscono il vero Dio: anche nel mondo cristiano molti credono senza una sana base spirituale, cosi non possono conoscere la verità con il risultato che alcuni rinunciano alla conversione, non accettano le correzioni che la Parola di Dio indica, altri si sforzano con le loro forze, magari si autopuniscono e non riescono a crescere spiritualmente.

Il neocredente è come un piccolo bambino che deve essere educato e corretto dal Padre nostro celeste; si cresce lentamente, con la consapevolezza che non è l'uomo che sceglie la via da percorrere per arrivare a Dio, ma è Dio stesso che ci chiama, ci dà il Suo Spirito per guidarci nella Sua Via, Egli si prende cura dei Suoi figli, ci nutre, ci protegge e ci corregge, fino a formare in noi il giusto carattere, una persona perfettamente giusta e spirituale, la speranza di tutti gli uomini.

Questo comporta l'accettare senza mormorare ogni Sua correzione perchè non camminiamo nelle nostre vie e non ci conformiamo a questo mondo malvaggio.

Quando cadiamo, il Signore ci riprende ma con la mano tesa verso di noi per rialzarci come fa materialemente un padre per rialzare il bambino che cade. Afferriamo perciò la mano del Signore con fiducia perché la Sua riprensione non è condanna.

Il Signore ha rimediato alla condanna che non poteva essere cancellata se non dopo avere pagato con la morte. Questo debito l'ha pagato proprio Gesù Cristo al posto nostro morendo sulla croce per noi. Un amore cosi grande e un sacrificio cosi grande, non può essere sottovalutato per nessuna ragione o peccato al mondo, nessuna vita deve essere persa.

Per questo motivo Dio fa e farà ogni cosa, affinchè ogni uomo possa comprendere e partecipare e fare parte di questo grande Sacrificio. Egli ci riprende apertamente, ci corregge con amore e pazienza, spesso agisce anche con potenza e mai più di quello che possiamo sopportare, con giusta misura. "Perché il Signore corregge chi ama e flagella ogni figlio che gradisce" (Ebr 12:6).

Senza la Sua guida, senza la Sua correzione siamo un nulla; noi vogliamo essere corretti e ripresi per il nostro bene ed essere partecipi in eterno della Sua Eternità. Rammentiamo che "riguardo al dono non avviene quello che è avvenuto nel caso dell'uno che ha peccato; perché dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna, mentre il dono diventa giustificazione dopo molte trasgressioni" (Rom 5:16).

Il Signore è colui che ci giustifica.

Signore correggimi, ma con giusta misura.Geremia 10:24

Dio è amore, il suo amore non ha limiti. Ma è anche un Dio di giustizia e non verrà mai meno alla Sua Legge: il peccato deve essere giudicato. Infatti, "Dio perdona l'iniquità e il peccato, ma non lascia impunito il colpevole" (Num 14:18) e come dice la Lettera agli Ebrei 10:31 "è terribile cadere nelle mani del Dio vivente" e "Il giudizio inizia dalla casa di Dio" (1Pt 4:17) ossia dalla Sua Chiesa.

Ognuno di noi è peccatore ed è responsabile della propria condotta per cui è già giudicato: "l'anima che pecca sarà quella che morrà" (Ez 18:4) "perché il salario del peccato è la morte" (Rom 6:23).

Nelle religioni tutti adorano un Dio, ma non tutti conoscono il vero Dio: anche nel mondo cristiano molti credono senza una sana base spirituale, cosi non possono conoscere la verità con il risultato che alcuni rinunciano alla conversione, non accettano le correzioni che la Parola di Dio indica, altri si sforzano con le loro forze, magari si autopuniscono e non riescono a crescere spiritualmente.

Il neocredente è come un piccolo bambino che deve essere educato e corretto dal Padre nostro celeste; si cresce lentamente, con la consapevolezza che non è l'uomo che sceglie la via da percorrere per arrivare a Dio, ma è Dio stesso che ci chiama, ci dà il Suo Spirito per guidarci nella Sua Via, Egli si prende cura dei Suoi figli, ci nutre, ci protegge e ci corregge, fino a formare in noi il giusto carattere, una persona perfettamente giusta e spirituale, la speranza di tutti gli uomini.

Questo comporta l'accettare senza mormorare ogni Sua correzione perchè non camminiamo nelle nostre vie e non ci conformiamo a questo mondo malvaggio.

Quando cadiamo, il Signore ci riprende ma con la mano tesa verso di noi per rialzarci come fa materialemente un padre per rialzare il bambino che cade. Afferriamo perciò la mano del Signore con fiducia perché la Sua riprensione non è condanna.

Il Signore ha rimediato alla condanna che non poteva essere cancellata se non dopo avere pagato con la morte. Questo debito l'ha pagato proprio Gesù Cristo al posto nostro morendo sulla croce per noi. Un amore cosi grande e un sacrificio cosi grande, non può essere sottovalutato per nessuna ragione o peccato al mondo, nessuna vita deve essere persa.

Per questo motivo Dio fa e farà ogni cosa, affinchè ogni uomo possa comprendere e partecipare e fare parte di questo grande Sacrificio. Egli ci riprende apertamente, ci corregge con amore e pazienza, spesso agisce anche con potenza e mai più di quello che possiamo sopportare, con giusta misura. "Perché il Signore corregge chi ama e flagella ogni figlio che gradisce" (Ebr 12:6).

Senza la Sua guida, senza la Sua correzione siamo un nulla; noi vogliamo essere corretti e ripresi per il nostro bene ed essere partecipi in eterno della Sua Eternità. Rammentiamo che "riguardo al dono non avviene quello che è avvenuto nel caso dell'uno che ha peccato; perché dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna, mentre il dono diventa giustificazione dopo molte trasgressioni" (Rom 5:16).

Il Signore è colui che ci giustifica.

venerdì 2 marzo 2012

Come un uomo corregge suo figlio, così Dio corregge te.Deuteronomio 8:5

Chi ha l'esperienza di essere padre sa cosa significa il sacrificio di educare i propri figli, le difficoltà nelle relazioni tra il genitore e il figlio che si acuisce man mano che i figli crescono. Chi è padre è stato anche figlio perciò porta con sé l'esperienza di vita che gli permette di comprendere cosa significa l'essere corretti e della sua necessità.

Educazione e correzione sono due compiti fondamentali per il genitore che non si possono escludere; è inimmaginabile che si possa educare senza correggere il figlio per gli errori che inevitabilmente vengono commessi. La correzione non è punizione, ma una modifica, un invito all'inversione di tendenza.

In questa epoca di consumismo smisurato, di chiaro materialismo, di relativismo da cui l'unica certezza per l'uomo rimane se stesso tanto da cadere nell'auto-adorazione: uomo-dio. La nostra società (principalmente quella occidentale) ha nel famoso motto anni sessanta "io sono mio" il fondamento; cosa ha comportato questa rivoluzione culturale è sotto i nostri occhi: le nuove generazioni non sanno cos'è la riprensione, non conoscono il rispetto per i genitori e le autorità né il rispetto per le leggi, rifiutano la correzione.

In questo contesto, i figli vogliono tutto ciò gli viene pubblicizzato dal mondo e i noi genitori diamo sempre a loro più del necessario senza limiti; tuttavia, nello stesso tempo non siamo capaci di indirizzare la loro vita spirituale. Anzi, spesso si rinuncia alla correzione anche quando sappiamo che stanno seguendo una via errata perché noi siamo portati ad mostrare sempre benevolenza verso i nostri figli, li difendiamo sempre; mentre essi potrebbero trovarsi sul precipizio dell'errore e non riuscire ad allontanarsi se a loro manca la giusta educazione e correzione.

Il nostro Creatore si è rivelato nel Suo Figlio Gesù e ci ha dato la possibilità di adottarci come Suoi figli quando nasciamo spiritualmente per cui possiamo rivolgersi a Lui chiamandolo semplicemente "Padre".

Dio, benchè non è un uomo, spesso usa paragonarsi al genitore terreno nel compito di educare i Suoi figli; certamente Lui non è impotente da imporsi all'uomo, ma con amore e rispetto verso le Sue creature si rivolge come un padre.

"E perché siete figliuoli, Dio ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre" (Gal 4:6) (v. Rom 8:15).

Dio è veramente un Padre verso i suoi Figli, è paziente con noi, ci corregge e ci protegge, ma come un buono e amorevole Padre vuole che seguiamo i Suoi comandamenti, e accettiamo la Sua guida. La legge di Dio è figura del Suo carattere che è amore; la incise su tavole di pietra con la sua mano e la dette a Mosè affinchè l'uomo potesse osservarla per un giusto vivere.

L'uomo è di cuore duro, come le tavole di pietra, perciò è difficile fargli comprendere cosa è veramente il bene e dimentica anche molto presto i giusti insegnamenti.

Il mestiere più difficile al mondo è quello dei genitori, per allevare ed educare i figli, ci vuole molto amore, molta pazienza, tanta saggezza e tanta comunicazione. I figli spesso non ubbidiscono ai genitori e, di conseguenza, è necessario intervenire severamente affinchè per educarli. Cosi fa l'Eterno con i Suoi Figli.

Egli ci corregge dai nostri errori e ci riprende: "Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato, e avete dimenticato l'esortazione rivolta a voi come a figli: "Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore,e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli". Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga? Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli. ... Egli lo fa per il nostro bene" (Ebrei 12:4-11).

Lodiamo e ringraziamo ogni giorno il nostro amorevole Padre celeste per i Suoi insegnamenti e la Sua guida nel nome di Gesù. Amen.

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