venerdì 22 giugno 2012

Anche noi serviremo l'Eterno, perchè Lui è il nostro Dio.Giosuè 24:18

In ebraico Giosuè e Gesù sono lo stesso nome e il primo era figura del secondo; in questo passo della scrittura è descritto il giuramento che il popolo israelita fece a Dio di servire solo Lui dopo che Giosuè elencò tutto ciò che l'Eterno aveva fatto per loro allo scopo di portarli nella terra promessa.
"... non fu per la tua spada né per il tuo arco. E vi diedi una terra che voi non avevate lavorata, delle città che non avevate costruite; voi abitate in esse e mangiate del frutto delle vigne e degli uliveti che non avete piantati." (Giosuè 24:12-13).
Il popolo di Israele alle parole di Giosuè, riconoscendo quello che il Signore aveva fatto per loro, rispose prontamente: "... anche noi serviremo all'Eterno, perché Egli è il nostro Dio". (v. 18).
Ciò che sorprende in questa storia è la replica di Giosuè: "E Giosuè disse al popolo: Voi non potrete servire all'Eterno, perché Egli è un Dio santo, è un Dio geloso; Egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Quando abbandonerete l'Eterno e servirete dèi stranieri, Egli vi si volterà contro, vi farà del male e vi consumerà, dopo avervi fatto tanto bene". (v. 19-20).
Perché Giosuè contestò il popolo? Cosa c'era che non andava? L'idololatria che è menzogna e ipocrisia.
"E Giosuè: Togliete dunque via gli dèi stranieri che sono in mezzo a voi, e inclinate il cuor vostro all'Eterno, ch'è l'Iddio d'Israele!" (v. 23).
Allo stesso modo Gesù riprende ognuno di noi: "voi non potere servire Dio e mammona!"
Non ci sono oggi tantissime persone che, dopo aver riconosciuto che Gesù ha dato la Sua preziosa vita per i loro peccati, sono pronte a parole a giurare fedeltà al Signore ma invece hanno il cuore pieno di idoli a cui servono notte e giorno?
La Parola di Dio dice chiaramente che coloro i quali appartengono al Signore "siedono già nei luoghi celesti". E come sono arrivati? Mediante Cristo che ha dato la Sua vita in riscatto per l'umanità senza che nessun uomo facesse niente; Egli ha combattuto l'esercito del peccato e l'ha vinto. Noi adesso siamo liberi.
Gesù si definisce il pastore delle pecore (la Sua chiesa) che li fa entrare nell'ovile (il Suo Regno). Egli è il nostro condottiero che ci ha introdotto spiritualmente nel Suo regno promesso e che si adempirà pienamente al Suo ritorno.
La Parola di Dio è sempre la stessa e non cambia. Così dice apertamente che chi rifiuta la grazia dopo averLo conosciuto, il Signore non lo gradisce ed è destinato alla distruzione.
La situazione mondiale sta lasciando una scia di angoscia anche nei più coraggiosi, il senso del rispetto e della vita viene meno ogni giorno; questo perché ci si è dimenticati di Dio e dalla sua legge, tutti fanno professione di fede e pochi si impegnano nel rispettare la Su Parola.
Il "cristianesimo" non è più coerente con la Parola di Dio, serve con la bocca e non ha il coraggio di rivedere il suo amore verso il vero Dio, non ha il coraggio di esaminare sé stesso se è sulla giusta strada, non ha forza di estirpare la falsità e di andare contro corrente.
Tutti si sono adeguati al mondo e chi predica la verità è calpestato, malmenato, ucciso.
La nostra promessa di servire il vero Dio sta perdendo forza, sembra che tutti sono arrivati alla meta, che tutti abbiano compreso ogni cosa e si sono adagiati invece di combattere per affermare la Parola del vero Dio che è la Bibbia.
Egli ci ha scelti e ci ha rivelato di essere il vero Dio, ci ha dato il Suo Spirito e ci sostiene affinché la sua Parola sia annunciata in ogni angolo della terra, è compito nostro eseguire il comando che ci è stato affidato mediante i mezzi che ci sono messi a disposizione.
Noi dimentichiamo l'impegno che abbiamo preso verso il Signore di servirlo con tutto il cuore.
Egli non è un Dio che dimentica e nel prossimo futuro tutti i popoli lo serviranno perché riconosceranno che Egli è il vero Dio.

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